Pianta perenne, alta fino a 40 cm, aromatica, bianco-lanosa o grigio-lanosa almeno in basso, con fusti eretti, semplici con rami anch'essi eretti. Foglie con picciuolo di 1-2 cm, nelle inferiori sempre più corto della lamina che è lamina ovale, arrotondata o reniforme, irregolarmente crenata sul bordo, con nervi sprofondati ed emergenti di sotto. Pagina superiore da leggermente tomentosa a subglabra, quella inferiore più densamente tomentosa. Verticillastri 20-30flori, globosi, distanziati all'ascella di foglie normali. Bratteole lineari di 2-3 mm. Calice pubescente, provvisto di 10 venature, con tubo di 3-5 mm e 10 denti tutti uguali, subspinosi, di 2 mm. Corolla bianco-lattea di 6-7 mm, bilabiata con labbro superiore diritto e bifido, quello inferiore trilobo.
VIRTU' TERAPEUTICHE
Considerata una delle piante officinali per antonomasia è largamente usata nella medicina popolare soprattutto per le affezioni delle vie respiratorie: decotto della pianta, cataplasmi o suffumigi con i fiori contro tosse, bronchite, asma e raffreddore. Il decotto della pianta intera è altresì utilizzato in caso di mal di stomaco, gastrite e colite, mentre l'impiego delle sole foglie è consigliato come coleretico, depurante e digestivo, le parti aere in generale nel trattamento dell'ulcera gastrica, le radici come digestivo e per la dismenorrea. Sotto forma di infuso rami fioriti e foglie contro le febbri malariche, solo le foglie come digestivo, tutta la pianta come lassativo.
L'ampio spettro d'azione del Marrubium va dal diabete alle emorroidi, dall'inappetenza ai reumatismi, dall'acne alle contusioni e distorsioni, insomma una vera e propria panacea come dimostra un proverbio pugliese "il marrubio ogni male lo distrugge".
Il sapore decisamente amaro è superato spesso dall'impiego sotto forma di caramelle o sciroppi dolci.
CURIOSITA'
I latini chiamavano il marrubium con questo nome. L'origine forse è da ricercare nell’ebraico mar = "amaro" e rob = "succo". Secondo Linneo, invece, deriverebbe da Marruvium o Marrubium, l’antica capitale dei Marsi. Situata ai margini del Lago Fucino, la città oggi conosciuta come San Benedetto dei Marsi, era prossima a zone di terreno paludoso dove questa pianta era abbondante. Il termine specifico dal latino vulgaris = "comune".