Pianta perenne, erbacea, specie estrememente polimorfa, con breve e grosso rizoma fibroso e con radici fascicolate, altezza 20÷50 cm.
Le foglie in rosetta basale, sono lunghe, diritte, lanceolate, a margine intero o dentato, munite di un breve picciolo, solitamente glabre, ma talora molto pelose. I lembi fogliari sono percorsi da 5 nervature principali parallele, ben marcate.
All'altezza delle foglie basali spuntano scapi fiorali, coperti di peli irti, afilli, con 5 striature longitudinali, terminano con una spiga ovale o conica, formata da numerosissimi di fiori strettamente appressati l'uno all'altro.
I fiori si sviluppano all'altezza delle brattee membranose brune. Il calice è composto di 2 sepali liberi e di 2 saldati, che sono diritti con una nervatura centrale verde. La corolla è tubolare e in forma di imbuto, divisa in lobi lanceolati brunastri. I 4 stami sono dotati di lunghi filetti e di antere prima gialle, poi aranciate, che oltrepassano la corolla biancastra.
L'aspetto più evidente dell'infiorescenza sono in realtà gli stami, lunghi e vibranti, che formano una coroncina che si sposta progressivamente verso l'apice dell'infiorescenza con il progredire della fioritura. Questa peculiarità, come tutto ciò che avviene in natura, non è casuale: gli stami sono lunghi e vibranti perché l'impollinazione è anemogama, avviene cioè tramite il vento.
I frutti sono capsule a deiscenza trasversale, dette pissidi, ovali, minuscole e brune, che contengono 1÷2 semi lucidi con la faccia interna concava.
VIRTU' TERAPEUTICHE
Pianta antibatterica, espettorante, emostatica, astringente, oftalmica, lenitiva, lassativa, emolliente.
I semi contengono sino al 30% di mucillagine che gonfiandosi nell'intestino, agisce da lassativo decongestionando le mucose irritate; un glucoside, l'anacubina, che stimola la secrezione di acido urico; sostanze battericide, flavonoidi, tannino, vitamine A C K, pectine.
Se ne fanno infusi, succhi, decotti. Se ingerita in quantità elevata può provocare stitichezza.
Indicata nelle affezioni delle vie respiratorie, nella cura delle affezioni del cavo orale e della gola, nei disturbi gastrici, in caso di punture d'insetti, in caso di congiuntivite, ulcere, ferite e bruciature.
Questa pianta è utilizzata e coltivata dall'industria farmaceutica per preparare sciroppi contro la tosse.
Per uso esterno, l'infusione, ma anche le foglie fresche debitamente triturate, possono essere impiegate per preparare compresse per le piaghe che cicatrizzano con difficoltà.
Il succo può essere impiegato nella preparazione di caramelle efficaci in caso di tosse, fresco è utile se applicato sulle punture delle api.
Gli estratti acquosi hanno proprietà idratanti cutanee, si impiegano in maschere e crema per reidratare le pelli secche e parzialmente disidratate.
I semi della pianta sono molto ricercati dagli uccelli, chi ne ha in gabbia, può dare loro da mangiare le spighe.
Le foglie giovani, possono essere utilizzate in minima quantità in insalata, nella preparazione di zuppe, oppure cotte come gli spinaci.
Dalla pianta si possono ricavare: amido, fibre e coloranti e concianti.
Come foraggio invece, non è di gran profitto in quanto come tutte le piantaggini, seccando, si polverizza.
CURIOSITA'
Il nome della famiglia e del genere, pare sia dato dalla caratteristica forma delle foglie di alcune specie, simili alla pianta del piede; per alcuni deriva dal latino "planta" e "agere" = pianta che fa crescere altre erbe. Il nome specifico si riferisce alla caratteristica forma lanceolata delle foglie.
La Piantaggine che in passato era anche detta "Erba di Marte", faceva parte del gruppo delle cosidette piante "magiche" (insieme a Giusquiamo, Belladonna, Mandragora, ecc.) e considerate in stretto rapporto con l'astrologia. Nel "Volo dei sette Ibis", ad esempio, troviamo la Piantaggine fra le piante magiche dominate dal volo di Marte e perciò legata ai segni dell'Ariete e dello Scorpione.
La pianta, era nel passato, utilizzata da persone appartenenti a questi segni zodiacali che soffrivano di malattie e disturbi negli apparati genitali e proprio allo stretto legame che le veniva attribuito con il pianeta Marte, la si riteneva efficace nella cura delle ferite e nel migliorare la circolazione.
Il suggestivo nome inglese della Plantago,“white man's foot”= piede dell'uomo bianco, allude ai semi della pianta, che sono stati diffusi ovunque in epoca coloniale, trasportati dagli europei nei risvolti dei pantaloni.
P.lanceolata risulta presente sin da quando le foreste cominciarono ad essere ebbattute dai contadini dell'Età della pietra circa 5.000 anni fa. Da analisi compiute sul polline trovato in torbiere e sedimenti lacustri è stato riscontrato come la pianta fiorisse abbondantemente sin da allora.
La Piantaggine può risultare talvolta infestante, infatti la capacità di ricacciare numerosi nuovi getti dalla rosetta basale, le permette di sopravvivere al calpestio del bestiame nei pascoli e alla falciatura dei prati.
Nelle zone in cui si coltivano i meli, è stato osservato che a primavera, P. lanceolata ospita Disaphis plantaginea l'afide grigio del melo, che su questa pianta compie una parte del suo ciclo vitale, per tornare sui meli in autunno.