Il fusto principale, in parte strisciante sul suolo, produce radici avventizie da cui si dipartono i fusticini, ascendenti o prostrati, alti fino a 10 cm, pubescenti, sovente soffusi di rosso, dalla sezione quadrangolare.Le foglie, opposte, sono più distanziate nei rami fertili e ravvicinate in quelli sterili.
La loro forma varia da lineare ad ovale a rotondeggiante, comunque sempre spatolata, cioè con la massima larghezza verso l'apice, che è arrotondato.
Alla base si restringono in un corto picciolo spesso provvisto di lunghi peli. La superficie è punteggiata da ghiandole
I fiori sono raggruppati in spicastri all'apice dei rami.
Il calice è tubolare, campanulato e termina in due labbri: quello superiore rivolto verso l'alto e diviso in tre piccoli lobi, quello inferiore formato da due sottili appendici incurvate.
La corolla è bilabiata, con il labbro superiore intero e quello inferiore diviso in tre lobi ovali.
Il colore è normalmente rosato, talvolta può essere biancastro o porporino.
I frutti sono degli acheni contenenti ciascuno quattro semi, ricoperti da un tegumento di colore bruno.
Frequente nell'area mediterranea, in Italia predilige i terreni incolti e solatii, ma cresce anche al margine delle boscaglie, lungo i pendii, nei prati come tra le rocce ed i terreni poveri. Diffuso dalla pianura alla montagna fino a 2600 m s.l.m.
VIRTU' TERAPEUTICHE
Sono presenti oli essenziali, flavonoidi, tannini e resine. Ha azione digestiva, antispasmodica espettorante ed antisettica; sotto forma di sciroppo è un ottimo calmante per la tosse convulsa dei bambini e per ogni forma di bronchiti catarrali. Per le sue proprietà antisettiche il timo è indicato per lavaggi e sciacqui in caso di infiammazioni delle mucose. L’essenza applicata localmente è indicata contro i dolori della sciatica e quelli reumatici.
CURIOSITA'
Il nome del genere thymus deriva dal greco thymòs che ha anche il significato di anima, soffio vitale e come altre piante dall’aroma gradevole il timo è un simbolo di morte: in passato si credeva che l’anima dei defunti riposasse nei suoi fiori e che il suo profumo aleggiasse nei luoghi infestati dai fantasmi. Descritto dagli autori più antichi, tra cui il filosofo greco Teofrasto, il timo era conosciuto e ampiamente utilizzato in tutto il Mediterraneo sin dall’epoca degli Egizi che lo impiegavano in particolare per l’imbalsamazione delle mummie. I romani ne ricavavano un vino medicinale che usavano nei sacrifici per gli dei e bruciavano la pianta credendo che i fumi avrebbero tenuto lontano gli scorpioni, i soldati si bagnavano nell’acqua di timo per infondersi coraggio e vigore. I cartaginesi ne sfruttavano invece le sue proprietà antisettiche e cicatrizzanti per ottenere, mischiandolo al grasso di capra, una crema per arrestare il sangue delle ferite in battaglia. Nel Medio Evo le dame ricamavano spighe di timo nelle insegne dei loro cavalieri affinchè le virtù eroiche della pianta li accompagnassero in battaglia rendendoli forti e invincibili. I crociati lo portavano addosso come simbolo di forza e coraggio. In Gran Bretagna si credeva che il timo fosse la pianta preferita dalle fate. L’erborista Nicholas Culpaper nel XVII° sec. consigliava l’uso del timo selvatico per trattare il sanguinamento interno, la tosse e il vomito. Linneo, naturalista svedese usava il timo per curare le cefalee e i postumi dell’ubriachezza. Il timo assieme alla lavanda, al rosmarino, e la salvia entrava nel famoso aceto dei quattro ladroni, panacea universale usata soprattutto durante le pestilenze